sabato 2 aprile 2011

Bambini.

I bambini sono dei piccoli adulti. Spesso il mondo degli adulti dimentica questo elemento fondamentale: i bambini sono uomini e donne già formati. Non evoluti pienamente sul piano fisico eppure già formati, sul piano delle capacità emotive. I bambini sono contenitori di sentimenti, emozioni, desideri, frustrazioni, delusioni. Per la parte dei sentimenti, sono già alla pari con il mondo degli adulti.

Ma il mondo degli adulti è lontanissimo dal mondo dei bambini perché assume la prospettiva fallace secondo cui diventare adulti significhi diventare “non-bambini” e, all’opposto, essere bambini significhi essere “non-adulti”. Niente di più sbagliato.

Credo invece che nella storia di ognuno di noi il ricordo della nostra infanzia ci possa suggerire come al contrario i tratti fondamentali del nostro essere individuale, le nostre curiosità, le nostre forme più radicali di interesse verso il mondo esterno abbiano tutte un’origine antica, pluridecennale.

E questo perché la fase più importante della nostra vita è proprio l’infanzia. Noi siamo quelli che eravamo nell’infanzia perché quella è la fase in cui l’essere umano – in un modo o nell’altro – raccoglie dal mondo esterno una molteplicità di stimoli ed input che lo segneranno in modo radicale. Quella fase è la fase della formazione e dello sviluppo delle capacità celebrali, dei centri di raccolta di informazioni della nostra testa, delle capacità di reazione agli impulsi esterni. Quella è la fase in cui la massa confusa e meravigliosa del corpo umano nel suo stadio iniziale entra lentamente, timidamente a contatto con il mondo e con la vita sociale, con l’ambiente esterno e con la natura, con l’aria, l’acqua ed il mondo animale.

Ed allora pensare questo dovrebbe farci riflettere in primo luogo sull’idea confusa che noi abbiamo dei bambini considerandoli essere “inferiori” in quanto non giunti ancora al nostro stesso stadio di sviluppo fisico e psichico. La costruzione dell’identità e della personalità è chiaramente un percorso lungo che si compone in modo determinante della componente dell’esperienza e del fattore tempo. Ciò non comporta però che il contenuto emotivo profondo che già si presenta in un bambino che muove i primi passi ed emette i primi versi sia, solo per questo, non meritevole di eguale considerazione sul piano del rispetto della personalità o del carattere del bambino.

La seconda considerazione che nasce è che se l’habitat esterno è determinante a formare il tessuto storico fondamentale del bambino sul piano della sua capacità di assimilare gli stimoli e gli input esterni, gli adulti che si trovano ad interagire con bambini in modo costante hanno su di sé una responsabilità enorme sul piano proprio della selezione continua di impulsi positivi per lo sviluppo del bambino-persona.

Sarebbe bello pensare che il bambino non è solo un figlio, un nipote o il figlio di un proprio amico, quanto un essere in fase di formazione che sta iniziando questa meravigliosa esperienza di vita e che anche grazie al contributo - occasionale, frammentario, piccolo - di chiunque può avere una possibilità in più per diventare una persona con maggiore interesse, maggiore sensibilità e maggiore profondità di vedute verso il mondo.

Non esistono buoni e cattivi dalla nascita come alcuni studi vogliono far credere; non sono uno scienziato ma sono piuttosto convinto che l’ambiente naturale sia la componente fondamentale nella vita di un essere umano. Impegnarsi per creare attorno ad una vita che si sviluppa un ambiente non solo protetto e sicuro ma anche improntato costantemente al gioco, alla curiosità, alla scoperta del mondo in un rapporto non di gerarchia e di competizione/scontro tra adulto e piccolo bensì di correlazione-empatia tra “guida” e “recettore” può essere un modo utile per far crescere un bambino felice, oggi, ed un adulto più consapevole e rispettoso degli altri, domani.

Imparo ogni giorno che i bambini ci osservano in tutti i nostri comportamenti e non fanno altro che aspettare; aspettare i nostri gesti, i nostri stimoli, i nostri giochi.

Quando ero piccolo non facevo altro che aspettare anche io le parole degli adulti e spesso trovavo invece nei comportamenti degli adulti una leggerezza ed un distacco che nasceva forse dalla povertà di tempo a disposizione da dedicare al gioco ed anche dalla stanchezza che il lavoro negli adulti comporta.

E’ naturale che non abbiamo la stessa predisposizione di un bambino di due anni sul piano del tempo a disposizione o dell’interesse al gioco o allo stimolo verso la scoperta.

Però, forse, quel tentativo di correlazione tra “guida” e “recettore”, anziché un tradizionale atteggiamento gerarchico – autoritario, potrebbe aiutarci a ricordare che anche noi siamo bambini (nel senso di continuità storica sul piano emotivo - individuale) e che anche loro, dunque, (i bambini) sul piano delle emozioni e dei sentimenti sono adulti quanto noi.

I bambini sono una grande opportunità ed al contempo una grande forma di responsabilità: per creare un mondo di adulti migliori domani e per rendere quello di oggi più popolato da adulti-bambini.