giovedì 31 maggio 2012

Volere la libertà

Liberi da ogni morale, da ogni regola. Liberare il corpo, la mente. La pura libertà è nella capacità di desiderare di essere liberi. Non avere limiti. Pensare ai limiti come ostacoli all'essere veramente liberi. Non avere pregiudizi, non avere schemi o preclusioni. Ritrovare un senso anche in ciò che non piace. Avere la voglia di diventare grandi, di crescere. Non avere mai paura di cambiare, di fare o diventare altro. Essere felici per quello che ancora non si è fatto. Fremere dalla voglia di affrontare una nuova sfida anzichè desiderare, per paura, di ritornare a casa. Vedere i sentimenti non come un rifugio ma come una palestra dove diventare più forti, più consapevoli, più grandi. Non dare limiti alla possibilità di apprendere dagli altri, qualunque veste portino. Avere l'idea del mondo non come qualcosa che ci appartiene ma come qualcosa che abitiamo casualmente e che possiamo migliorare. Pensare che le regole sociali ed il diritto sono utili solo nei limiti in cui rendano felici gli uomini. Desiderare la giustizia come strada per consentire a chiunque di realizzare il proprio desiderio di libertà. Amare il fatto di essere vivi per il fatto stesso di avere ancora un giorno davanti per lavorare ad un nuovo sogno. Non avere voglia di dormire se non per raccogliere le forze per ricominciare a camminare. Non avere paura di restare soli. Chi riesce a sognare ed essere veramente libero può riuscire a condividere con il mondo persino la propria solitudine. Il mondo è troppo grande per una vita sola ed i problemi troppo ridicoli per allontanare la voglia di esplorarlo tutto, fino alla fine dei giorni.

lunedì 28 maggio 2012

Filosofia del rifiuto (E. Flaiano)

Agire come Bartebly lo scrivano. Avere sempre una preferenza per il no. Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perché tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell'individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arruffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai centrali centripeti, dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai mutilati, dagli elettrici, dai gasisti, dagli studenti bocciati, dai pornografi, dai poligrafi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Avere come preferenza assoluta il rifiuto, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: “I would prefer not to”. Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere i capelli, perché questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perché le tue canzoni piacciono e vengono annesse.Avere preferenza per il no. Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di preferenze negative isolate sono più efficaci di milioni dipreferenze negative in gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: “I would prefer not to”. Sarà il modo segreto di sentirti definitivamente serenoe forse quelli del “sì” cominceranno a chiedersi che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo.

I volti nuovi di Palermo

Avevo svolto queste considerazioni prima delle elezioni, a bocce ferme.
Adesso le pubblico a competizione elettorale conclusa.


Il momento del voto per Palermo sarà un momento determinante per i prossimi anni nella vita di questa città. 
E', forse, il momento di unire davvero le divisioni, gli antagonismi culturali, le appartenenze e gli interessi personali per guardare in modo sistemico la realtà in cui viviamo.
Palermo è una città senza cuore, senza teste, senza identità. Questo è noto. E' una città nella quale ogni incarico od ogni scelta di partito segue logiche di parentela, di affinità, di corruzione, di clientelismo. E' una città senza spina dorsale, senza dimensione collettiva perchè è una città non-città dove oguno si sente padrone del proprio pezzo di terra e, al contempo, accetta serenamente di vivere in un luogo che non è, in realtà, di nessuno. In questo modo, in questa prospettiva le cose pubbliche diventano oggetto di uso privato quando il privato è più forte e può trarre da queste vantaggi (appalti, nomime, consulenze, incarichi prestigiosi); le cose private si confondono con quelle pubbliche quando chi detiene queste cose private le detiene proprio in virtù del proprio ruolo pubblico, del proprio pezzo di potere, del proprio pezzo di città riconvertita a proprietà privata. Allo stesso tempo, quando una cosa è pubblica ma non dà vantaggi bensì solo problemi, essa è lasciata al suo destino di declino. La città è sommersa dai rifiuti, la città è in mano alla corruzione ed alla mafia ma i palermitani continuano a pensare che, in fondo, questo non sia un problema loro, proprio perchè questa parte - negativa, svantaggiosa - della città non li riguarda in quanto non è di loro proprietà. Ed allora in questo gioco confuso in cui cose pubbliche e cose private in questa città si scambiano i ruoli costantemente ed in modo reciproco le elezioni diventano il momento in cui, forse in modo particolarmente banale ed evidente, si consolidano le alleanze per le prossime contrattazioni tra cose pubbliche e cose private. Penso già in questo momento a quelli che in questa città un posto sicuro ed intoccabile lo hanno trovato, grazie ad influenze, amicizie, accordi. Queste persone diranno che non bisogna stupirsi della negoziazione pubblico-privato e faranno vedere, al contempo, con ironia e superficiliatà che non bisogna mai stupirsi perchè non si sa mai abbastanza di come vanno realmente le cose. Ma quale è il livello massimo dello stupore? Fa ridere vedere che in questa città la competenza non ha peso e che, cambiando i nomi ed i tempi, la pratica è sempre quella della cementificazione di gruppi più o meno piccoli di potere sociale? Fa ridere vedere che non c'è nessuna serietà da parte di rampanti candidati nel proposta dei futuri amministratori della nostra città in caso di esito positivo alle consultazioni elettorali? Fa ridere accorgersi che non c'è nessun rispetto e nessun limite al tentativo di far accettare come normali cose che normali non sono? Fa ridere vedere che in questa città se prendi una qualsiasi zucca vuota e gli metti una giacca ed una cravatta in un attimo, per magia, con tale solo processo di vestizione tale soggetto diventa esperto in qualcosa e pronto a fronteggiare seriamente le sfide che l'amministrazione di questa città avrà di fronte già dai prossimi mesi? No, noente di tutto questo fa ridere. E' tutto tremendamente vero ed è tutto tremendamente serio perchè fa sorgere un senso di inesorabilità, di vincolatività, di impotenza che certamente affligge chiunque abbia l'onestà di esaminare le cose nel profondo. Non ragiono per colori, non investo su uno schema ideologico. Cerco, come tutti, di osservare, leggere fra le righe e mettere anche le mie idee in discussione. Penso, tuttavia, che alla tolleranza ed al rispetto delle scelte e delle idee degli altri ci siano dei limiti che sono imposti, in primo luogo, del rispetto verso sè stessi e, nel caso specifico, verso il senso di vivere in un luogo anzichè in un altro. Vivere in un luogo non è solo abitare una casa, comprare il pane, pagare le tasse, buttare la spazzatura, prendere un autobus, vedere una mostra, passeggiare in una strada illuminata, sedersi alla panchina del giardino pubblico. Vivere in un posto significa sviluppare un senso forte di appartenza e di comunità verso tutte queste cose banali e verso il luogo in cui esse si sviluppano. Dare un senso a questo, non sentirsi estranei in casa propria impone di non subire tutto quello che accade come inevitabile, impone di non accettare tutte le lezioni su come funziona questa realtà che vogliono darci proprio tutti quelli che non hanno nessun interesse per il bene comune e che mirano solo a giustificare il sistema dele clientele per legittimare le proprie personali clientele, presenti e future. Cambiare la politica non è candidare persone giovani in quanto giovani. Cambiare la politica è selezionare persone capaci, dare valore alla competenza, al merito, alla storia di una persona. Tuttavia, continuo a vedere che questa città non impara nulla, non ha memoria della propria storia. Andando di questo passo tra vent'anni ci proporranno i nipoti delle dinastie di famiglie ed individui che da sempre continuano a gestire -malissimo - le sorti di questa città. Bisogna votare e proporre gente nuova. Non nuovi figli e nipoti ed amici di gente vecchia.
Andando più nello specifico, voglio dire due parole su una vicenda che mi sta molto a cuore: la vicenda Orlando. Benché rispettoso della buona fede di quelli che lo sostengono e che lo voterrano, mi sembra chiaro che questa discesa in campo farà il gioco - proprio in termini banalmente numerici - della coalizione che ha dsitrutto questa città per dieci anni e che, adesso, per lavarsi colpe e responsabilità, sa solo prendere le distanze da un solo uomo - Diego Cammarata -, come fosse unico centro di imputazione del dissesto che è sotto gli occhi di tutti. Il monento del cambiamento è adesso e questo è il momento in cui le divisioni, le diversità ideologiche e culturali andrebbero poste da parte per assumersi la responsabilità del futuro. La crisi ci travolge e la nostra città è sul punto del non ritorno da molto tempo. E' necessario uno scatto di orgoglio e di senso di responsabilità. E soprattutto è necessario non ascoltare, almeno in questi mesi, i Soloni ben vestiti, furbetti e sorridenti che vogliono sempre insegnarci la lezione, che vogliono dirci che non capiamo niente, che "se sapessi quello che fanno a sinistra" etc. etc. etc. solo per legittimare una situazione culturale che, sicuramente, fa comodo a pochi e non crea benessere diffuso ma solo consolidamento di uno stesso identico establishment. Io non amo essere preso per il culo ed a Palermo ogni volta che spunta una faccia giovane non basta mettere giacca e cravatta per dire che si sta cambiando la politica. Ci vuole onestà intellettuale e senso di responsabilità. 
Questo non vuole essere uno spot elettorale per una parte, soprattutto perchè - come direbbero ancora i Sololni che tutto sanno e tutto vedono - io sicuramente, come tanti, cado nel gioco delle asimmetrie informative. In tutta onestà, penso che non votare Ferrandelli a queste elezioni significhi solo non ricordarsi degli anni che abbiamo vissuto finora, non rendersi conto di come il centro-destra abbia ridotto la nostra città, non avere interesse di ciò che potrebbe accadere oppure significa, per alcuni, avere vantaggi concreti da un esito elettorale diverso. La storia di un posto può cambiare, soprattutto quando - come dice un vecchio ritornello - più scuro di mezzanotte non può fare.
E, tuttavia, onestà ne vedo davvero poca in giro. Ma davvero pochissima.

La nostra famiglia


La nostra storia, il nostro passato, i nostri ricordi.
Nostro padre e nostra madre. Il fratello, la sorella.
Quello che siamo stati, quello che siamo, quello che verrà.
Le strade percorse, i sogni, i momenti, i compleanni, le morti, le giornate allegre, le giornate senza senso, le giornate ancora una volta tristi.
E poi la speranza, quella volontà di stare uniti, di crescere insieme. Nonostante tutto, quel bisogno vero, profondo di voler stare ancora tutti insieme.
La parola famiglia, la parola amore, la parola valore.
Quelle cose che hanno un senso e che ci tengono in piedi, che ci hanno sempre difesi dalla tempesta e non hanno fatto sembrare la nostra una nave che poteva affondare.
Gli alberi che abbiamo costruito, la casa dove abbiamo giocato da piccoli e dove abbiamo pianto.
Le stanze che ci hanno tenuto per mano.
Le finestre che guardavamo insieme, le passeggiate che volevamo fare tutti insieme e che alcune volte siamo riusciti a fare.
Le parole, le parole che volevamo dire e che ancora abbiamo tenuto dentro.
Tutto l'amore che ognuno di noi, a modo suo, ha.
Le nostre foto, le spiagge ed i monti, le macchine, i viaggi, i pomeriggi e le notti.
Tutti quegli anni passati insieme che sono ancora nostri e che nessuno ci potrà rubare.
Tutti gli abbracci che non abbiamo perduto perchè ci sentivamo veri e ci sentivamo forti se ci accarezzavamo.
E, in fondo, eravamo felici quando eravamo tutti insieme perchè lo abbiamo sempre profondamente voluto.
I minuti che passavano svelti tra mille cose che ci tenevano lontani.
Tutte le volte che non abbiamo capito e siamo stati zitti per paura di sbagliare.
Tutte le volte che non abbiamo trovato le nostre vocali nei nostri pensieri.
Ci siamo sentiti lontani, forse anche perduti, a volte, ma sapevamo che potevamo tornare da dove eravamo partiti.
Perchè è lì che vogliamo tornare: alla casa dove tutto ha avuto inizio e dove tutto, per noi, non avrà mai fine.
Quella prima casa dove l'amore non morirà ed i ricordi saranno le anime immortali di tutto l'amore che abbiamo vissuto nel privilegio unico di stare insieme.
Questo saremo noi quando nulla sarà più: le anime che torneranno alla casa dove ci siamo amati, le onde inquiete che continueranno a stare insieme nel grande mare, le foglie che poseranno, ciascuna, nel riposo della stessa dimora.
La casa che per prima ci ha accolto e da cui, in realtà, non siamo mai andati via. 
Non succederà nulla di triste e di brutto nella nostra vita.
Non potrà il mondo mai vincere l'amore che nasce dalla verità.
Non ci separeremo mai perchè possiamo solo stare uniti.
E alla fine tutto avrà un senso: aver vissuto per come avevamo realmente sognato, essere liberi di amare fino in fondo, vivere della più pura libertà in cui l'altro non ha mai smesso di amarci, lì dalla parte più nascosta dell'anima.
Quando tutto, un giorno lontano, sembrerà volgere alla fine resteranno la casa, le macchine, gli oggetti che ci hanno accompagnato e che hanno testimoniato il nostro passaggio.
E resterà il mondo a ricordare del nostro amore, dell'amore della nostra famiglia che è stata vera fin da principio e che non ha avuto fine perchè ha vissuto, fino in fondo, nell'amore.
Nulla dell'amore finisce, solo il corpo si dissolve.
L'amore si trasmette nel ricordo di chi resta e rinasce ancora in nuove forme, nella vita nuova che verrà.
Le anime che sono state uniti per la vita non si separeranno.
Non aver mai paura della fine perchè la fine, davvero, non arriverà.
Staremo sempre insieme anche quando ci sentiremo lontani.
E torneremo da principio dove tutto era cominciato, nella casa che generò la vita e che la nostra vita elesse come proprio luogo della memoria.
Ricomincerà la nostra vita, bella per come è già stata e per come, nell'amore, diventa sempre più bella adesso.
Perchè il nostro amore, l'amore della nostra famiglia, non ha fine e non ha confini.
E' un amore vero che seguirà ognuno di noi in ogni angolo del mondo, in ogni singolo momento del tempo.