lunedì 5 settembre 2011

L'esistenza di Dio

Non ci sono argomenti. Non ci sono prove. Non ci sono verità possibili, dimostrabili. Eppure il silenzio prende corpo dalla ricerca angosciata di Dio. Dio inteso come via, come senso, come approdo, come significato, come lampo della notte che illumina il mio vagare.

Siamo stati derisi tutti noi che abbiamo cercato di essere atei, ostinatamente presi a difendere la nostra forza di resistenza contro ogni barriera di irrazionale. Eppure è restata accesa quella sete di verità, quel vuoto incolmato di grandezza, di leggerezza, di forza che lungo la strada ci è sempre mancato.

Abbiamo provato in molti a riempiere il dolore con altri mezzi e abbiamo emulato il nostro bisogno con bisogno d’altro. Nella musica, nell’arte, nella riflessione, nel viaggio abbiamo cercato di bere e abbiamo sempre, ancora di più, avvertito la solitudine.

Eppure non vogliamo giungere alla fine come eterni naufraghi ma forse arrivare ad un punto come reduci, sopravissuti ad una guerra senza nome, ad una battaglia che è solo la nostra e non ha gloria.

La ricerca di Dio. Capire se è davvero solo una favola o se la nostra sete di vivere finirà con la fine dei giorni e porterà con sé il vuoto che non abbiamo saputo abbandonare.

Alcuni dicono che Dio non esiste, che siamo già noi, che è qui e che è in quello che esiste. O forse ancora possiamo dire che la vita è adesso e non c’è altro e siamo un insieme di muscoli e di amore che non ripeterà il percorso due volte e deve perciò godere di ogni frutto che l’albero da sé riesce a donare.

Ma io chiedo dove l’albero trova la linfa, dove il ricordo ha avuto origine e dove qualcosa resterà vivo oltre al mero corso della Storia e del Tempo.

Ho paura anche io a cercare Dio, a coltivare forse un’illusione dolorosa. Ma resto anche io assetato di verità. Non so se sono già stato qualcosa prima di essere questo, non so se queste cose esistono.

So che il corpo, a volte, può non essere presente al mondo e che vi sono pensieri che riescono ad andare più lontano di quello che si vede e si tocca. So che c’è una forza percepibile che vorrebbe essere eterno e vorrebbe amare l’intera umanità e renderla libera. So che c’è una mano che vorrebbe scrivere parole che restino oltre la fine del corpo. So che le giornate, quando arrivano alla fine e appare la notte, sembrano troppo piccole per essere salutate. So che il tempo di una vita è troppo stretto per tenervi dentro tutti i ricordi.

Gli abiti, le convenzioni, le regole, le incomprensioni, i conflitti segnano la misura della distanza dalla verità. La verità è nell’idea umana di unità universale. La vita nella sua forza e misura più profonda che non si ripete ma che si rinnova. L’essere, umano e non umano, che non sarà più e che lascia una traccia di sé. Il vivente che combatte il destino della fine e che vorrebbe vivere per sempre e ricordare in eterno. L’essere che, di fronte a questo sogno supremo, non accetta l’idea di essere solo un tratto di penna su un foglio di registrazione nascite e di registrazione morti. L’essere che “sente” un pezzo di eterno già dentro di sé e lo chiama superbamente Dio.

L'esistenza di Dio

Non ci sono argomenti. Non ci sono prove. Non ci sono verità possibili, dimostrabili. Eppure il silenzio prende corpo dalla ricerca angosciata di Dio. Dio inteso come via, come senso, come approdo, come significato, come lampo della notte che illumina il mio vagare.

Siamo stati derisi tutti noi che abbiamo cercato di essere atei, ostinatamente presi a difendere la nostra forza di resistenza contro ogni barriera di irrazionale. Eppure è restata accesa quella sete di verità, quel vuoto incolmato di grandezza, di leggerezza, di forza che lungo la strada ci è sempre mancato.

Abbiamo provato in molti a riempiere il dolore con altri mezzi e abbiamo emulato il nostro bisogno con bisogno d’altro. Nella musica, nell’arte, nella riflessione, nel viaggio abbiamo cercato di bere e abbiamo sempre, ancora di più, avvertito la solitudine.

Eppure non vogliamo giungere alla fine come eterni naufraghi ma forse arrivare ad un punto come reduci, sopravissuti ad una guerra senza nome, ad una battaglia che è solo la nostra e non ha gloria.

La ricerca di Dio. Capire se è davvero solo una favola o se la nostra sete di vivere finirà con la fine dei giorni e porterà con sé il vuoto che non abbiamo saputo abbandonare.

Alcuni dicono che Dio non esiste, che siamo già noi, che è qui e che è in quello che esiste. O forse ancora possiamo dire che la vita è adesso e non c’è altro e siamo un insieme di muscoli e di amore che non ripeterà il percorso due volte e deve perciò godere di ogni frutto che l’albero da sé riesce a donare.

Ma io chiedo dove l’albero trova la linfa, dove il ricordo ha avuto origine e dove qualcosa resterà vivo oltre al mero corso della Storia e del Tempo.

Ho paura anche io a cercare Dio, a coltivare forse un’illusione dolorosa. Ma resto anche io assetato di verità. Non so se sono già stato qualcosa prima di essere questo, non so se queste cose esistono.

So che il corpo, a volte, può non essere presente al mondo e che vi sono pensieri che riescono ad andare più lontano di quello che si vede e si tocca. So che c’è una forza percepibile che vorrebbe essere eterno e vorrebbe amare l’intera umanità e renderla libera. So che c’è una mano che vorrebbe scrivere parole che restino oltre la fine del corpo. So che le giornate, quando arrivano alla fine e appare la notte, sembrano troppo piccole per essere salutate. So che il tempo di una vita è troppo stretto per tenervi dentro tutti i ricordi.

Gli abiti, le convenzioni, le regole, le incomprensioni, i conflitti segnano la misura della distanza dalla verità. La verità è nell’idea umana di unità universale. La vita nella sua forza e misura più profonda che non si ripete ma che si rinnova. L’essere, umano e non umano, che non sarà più e che lascia una traccia di sé. Il vivente che combatte il destino della fine e che vorrebbe vivere per sempre e ricordare in eterno. L’essere che, di fronte a questo sogno supremo, non accetta l’idea di essere solo un tratto di penna su un foglio di registrazione nascite e di registrazione morti. L’essere che “sente” un pezzo di eterno già dentro di sé e lo chiama superbamente Dio.