venerdì 10 luglio 2009

Vivere secondo uno schema,
comportarsi come ci si aspetta,
non destare sorpresa,
non creare scandalo,
dare ed ottenere quello che è stato pattuito.
Questa è la vita.
Respirare un altro odore,
amare un'altra emozione,
sognare un altro sogno,
desiderare un'altra giostra,
percepire un altro senso,
sabotare l'altro te stesso.
Questo è vivere


Tempo fa, su un volo per parigi, ho trovato queste parole su un giornale. Mi sono sempre piaciute perché rendono bene l’idea di cosa significhi essere e sentirsi sempre in gioco, alla ricerca di qualcosa che ci migliori, che ci completi, che possa farci sentire felici e che ci aiuti a capire meglio chi siamo. Ci sono delle volte in cui vorrei essere da tutt’altra parte, vorrei poter lasciare tutto e partire. E andare in qualsiasi altro posto che non sia questo. Altrove. Credo che la mia vera occasione, l’occasione della mia vita, debba ancora arrivare. Vivo in un paese in cui tendo a riconoscermi ben poco, noto fin troppe cose che non vanno e mi arrabbio perché la maggioranza delle persone ancora segue e promuove personaggi, pratiche e abitudini che ritengo essere più che pessime. E vivo quotidianamente un conflitto interiore tra la voglia di andar via e il desiderio di cambiare ciò che mi sta intorno. Nel mio piccolo cerco di farlo, giorno dopo giorno. Cerco di portare qualcosa di buono agli altri, di creare legami, rapporti, di intensificare gli affetti e rendere più dolce la vita di ognuno.
Forse è proprio questo il mio viaggio, la mia missione. Ciò che sono (e che non riesco a cambiare) mi rende “diversa” rispetto agli altri, e questa diversità spesso risulta essere pesante nella misura in cui è come se ad esser premiati fossero tutti coloro che siano dediti soltanto a curare i proprio interessi, disinteressandosi totalmente degli altri e di ciò che gli sta intorno.
Questo blog ha tanti scopi e tanti buoni propositi. Sono molto contenta di parteciparvi e di condividere emozioni, sentimenti, idee, progetti e tutto quanto sia possibile condividere. Parlando con Giovanni, se pur brevemente, mi sono resa conto che c’è qualcun altro come me, che avverte lo stesso mio disagio e che ha comunque voglia di continuare ad essere com’è, sperando di contribuire alla realizzazione di un mondo migliore dove la diversità non sia più causa di sofferenza ed esclusione, ma costituisca, di contro, la normalità. Vorrei che la superficialità, l’arroganza, la strafottenza e la vacuità interiore non fossero le caratteristiche principali della maggior parte delle persone. Vorrei poter vivere in un mondo in cui si dà importanza alle cose che realmente abbiano valore, in cui dominino onestà e altruismo, dove si trovi piacere già nelle piccole cose, dove tutti abbiano la possibilità e la voglia di contribuire ad un costante miglioramento. Mi piacerebbe non dovere rifugiarmi nel mio mondo interiore ogni volta che la realtà mi tradisca o mi causi solo sofferenze. Vorrei sentirmi libera di essere come sono senza dovermi vergognare o essere ferita. In realtà questa è una cosa che ormai faccio. A mio discapito ovviamente. Vorrei continuare a farlo senza dover rimpiangere di non essere diversa da come sono, ovvero più simile alla maggioranza delle persone. A volte qualcuno si accorge di me e di quello che sono, e questo compensa tutte le cose spiacevoli che io possa aver subito. Mi torna il buon umore. Il mio sostanziale ottimismo. Credo nella forza della gente. Credo nel fatto che, per quanto gli ostacoli e le sofferenze che la vita ci pone debbano essere superati da soli, i familiari gli amici e le persone che ci stanno intorno abbiano una funzione fondamentale. Per farci sentire amati, per non farci sentire mai soli. Sapere di poter contare sull’appoggio di qualcun altro e confidare nel fatto che, anche se col solo pensiero, noi non saremo mai davvero da soli, è una delle sensazioni senza la quale non potrei vivere. Nei momenti più buii per me e per chi mi stava intorno, ho sempre cercato di essere presente. Di non perdermi in mezzo a dolore e sofferenze. Di sostenere me stessa e stare vicina il più possibile agli altri. Perché anche questa è vita, e non bisogna andare mai alla deriva.
Diciamo che ho scritto fin troppo, per cui è il momento di fermarmi. Tutte queste cose erano per fare capire un po’ come sono, come mi sento, e un po’ di quello che mi piacerebbe fare insieme a voi su questo blog.
A presto spero.
Silvia.

6 commenti:

  1. Grazie, Silvia, parole bellissime. Hai inteso perfettamente il senso, i propositi o forse anche i progetti nascosti che questo blog contiene. L'idea di fondo è quella di mettere insieme persone con queste sensibilità per costruire una condivisione comune. Oggi parlavo con un'altra Silvia del blog (la terza, ma quante siete?..)e dicevamo proprio questo. Il problema della solitudine trova origine nell'impossibilità materiale del riconoscersi nell'ambiente esterno. Quante volte abbiamo pensato di essere in minoranza? Di vedere nella società che abbiamo attorno un mondo costruito attorno a valori che tendono spesso ad escludere la creatività, l'intelligenza, la voglia di cambiare il sistema su basi diverse?
    Io personalmente - lo dico con estrema franchezza - mi sono davvero stancato di rivolgere a me stesso questi discorsi. Ho paura di stare fermo, di rimanere immobile nella mia solitudine. Penso che per costruire una realtà che possa rappresentare il mondo interiore "in minoranza" che abbiamo dentro ci sia solo una strada: tirare fuori quel mondo e condividerlo con gli altri. Solo la partecipazione e l'aggregazione di idee può rendere i nostri cambiamenti del mondo percepibili e visibili a noi stessi.
    Possiamo superare la nostra sofferenza, il nostro senso di debolezza e di solitudine davanti ad un sistema che crea diseguaglianze ingiustificate e che comprime le intelligenze solo alzando la voce, solo dando fiato alle nostre idee e alla nostre proposte. E ciò pensando che se noi non proviamo a cambiare il mondo - a cominciare da chi ci sta accanto - con la nostra inerzia, il nostro silenzio, la nostra passività siamo complici contigui che alimentano quel mondo di arroganza, ignorante prepotenza e superficialità che tanto poco ci appartiene.
    Ti ringrazio ancora, Silvia, per quello che scrivi e spero davvero che quest blog possa essere un'occasione per ognuno per esprimere e confrontare con gli altri le sensazioni che abbiamo sullo scopo, la direzione, il ritmo che il nostro viaggio, piacevole o meno che sia (spero piacevole), in questo momento possiede.
    Un abbraccio a tutti

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  2. Credo che la diversità sia senza dubbio una risorsa, un valore. Siamo in preda ad una cultura dominante in cui i valori del singolo non esistono. Essi esistono nella misura in cui siano o, peggio, possano esser resi compatibili con direttive, indicazioni che segue la maggior parte senza troppo interrogarsi.
    Il mondo è governato da multinazionali senza scrupoli, da governi soggiogogati alla forza delle banche e il bisogno dell'etica e del rispetto del debole è un concetto confinato fuori dal mercato e, di conseguenza, fuori dall'esistente.
    I mezzi di comunicazione sono per lo più, con poche distinzioni, strumenti nella mani di queste potenze. Sono gli effetti di cui già parlava Pasolini negli anni '60 con voce di profeta. Ma siamo vivi, questo è quello che penso davvero. Siamo vivi. Sono vivi i nostri sogni, sono vive le nostre idee, abbiamo amici, cuore, sentimento, abbiamo un'ansia di libertà.
    Perchè allora riflettere in maniera precisa sul viaggio?
    Perchè dobbiamo renderci conto che questo che facciamo non è un trascorrere di anni contornati da eventi più o meno piacevoli.Questo è un biglietto, un'opportunità irripetibile. Abbiamo una strada e dobbiamo cercare di capire dentro di noi cosa vogliamo raggiungere.
    Io aspiro a più verità, a più libertà. Vorrei che le persone che abitano la Sicilia sapessero che la mafia non è una condanna, è solo la diagnosi di un mle dal quae ci si può separare. Vorrei che tutti noi potessimo avere contezza della bellezza della nostra terra e sentirla sempre come un vanto di incanto quando siamo all'estero. Vorrei questa e altre tremila cose...
    Penso che il mio viaggio sia pieno di desideri.
    Ma penso alla mia vita come un giro sul treno e per me svegliarmi ogni mattina non è un peso, sono felice. Ho tante aspettative per il futuro.
    E continuo, ingenuamente, come un bambino, ad essere ottimista.

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  3. Se per te/voi va bene, visto che ci sono più Silvie d'ora in poi mi firmerò come Ariel, che è il nick che uso solitamente e cui sono molto affezionata in quanto la sirenetta è il mio film disney preferito. A parte questa parentesi, condivido (ovviamente) tutto quello che hai scritto, e soprattutto la parte finale. Anche io ho tante aspettative per il futuro, e ogni giorno che passa cerco di fare un piccolo passo verso quella meta fatta di mille sogni ed aspirazioni che mi auguro, un giorno, di poter raggiungere.
    Ariel.

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  4. Perfetto, allora sei Ariel.
    Battezzata.
    In effetti, sarebbe carino se ognuno si scegliesse un nomignolo. Tanto dopo john waine, tutti gli altri sono nomi normali... eheheh

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