venerdì 25 febbraio 2011

Gente di destra

Non sono una persona radicale, in fondo. Credo nel valore del dialogo, apprezzo il valore della diversità culturale; parto dall'idea che incontrare l'altro sia soltanto formativo per la mia esperienza umana; mi piace pensare che una prospettiva di lettura della realtà e della società possa costituire momenti di arricchimento. Credo profondamente che la democrazia e la civiltà di un Paese si fondino sul livello di garanzia del pluralismo e sulla libertà di confronto tra maggioranza e minoranza. Credo nel rispetto delle idee altrui.

Tuttavia, credo anche nella libertà intellettuale come valore assoluto che deve guidare i comportamenti prima ancora delle parole.

Ed allora mi dispiace dire adesso qualcosa che potrebbe colpire i miei contatti di un'area politica ben definita perchè tra loro ci sono anche persone che stimo molto ed a cui voglio molto bene.

Però penso che sia il momento di dire basta al fatto di pensare che nella destra Berlusconiana ci siano tante persone valide con cui provare a tessere un dialogo costruttivo. Purtroppo, quell'area politica raccoglie molta gente che ha come valore di riferimento il denaro, il carrierismo, le forme di distribuzione della ricchezza indifferenti allo stato sociale ed ai poveri; raccoglie molta gente che vede negli oggetti i simboli della felicità, che non è non aperta al dialogo, che vede nella gente di sinistra gente "deviata", che quando si parla di diritti ed uguaglianza ti guarda come un eretico terrorista; che ha il mito del divertimento frivolo e senza contenuti, che non ha il minimo interesse per la cultura di contenuto e che sempre è pronta a giustificare interventi militari, critiche alla magistratura, contrasto agli immigrati al limite dell'umanità, politiche del precariato o, persino, a provare goffamente di trovare giustificazione a qualche presunta ed ancestrale pseudo etica mafiosa.

Io sono stanco di questa cultura indifferente al bene comune ed ai contenuti.

Non credo più all'idea che si possa costruire un dialogo effettivo. Ci ho provato, spesso, più volte. Ho provato a superare i miei naturali pregiudizi, ho fatto la mia parte. Sono andato al di là dell'apparenza, al di là dell'attenzione per il vestito costoso, al di là delle parole nette, delle poche aperture al dialogo. Ho cercato di superare la barriera, di comprendere le ragioni dell'altro, di esporre i miei punti di vista senza disprezzare quello dell'altro. Ho cercato di non essere razzista e superbo come molti di sinistra usano fare. Ho cercato di porre discussioni sul piano degli argomenti anziché su quello dei simboli. Ho dato la possibilità di spiegarmi, di farmi capire, di imparare qualcosa.

Adesso però ho capito chiaramente che c'è poco da imparare e da capire. La maggior parte dei pidiellini di questo Paese è gente indifferente ai problemi del Paese, passiva culturalmente, interessata solo al proprio orticello, per nulla propensa a mettersi in discussione, chiusa ed assai faziosa. La maggior parte di quella gente è legata a valori assurdi, fondati sulle sciocchezze che Berlusconi ha propinato a questo Paese in decenni di dittatura televisiva.

E' tempo allora di segnare profonde differenze tra chi sta da una parte e tra chi sta dall'altra. Possiamo trovare sempre punti di contatto nel dialogo ma non possiamo fingere che ogni posizione vada bene ed ogni parola sia eguale. Il valore è dato dalle scelte e dalle differenze tra le persone. Io non mi sento parte di questo sistema culturale, io ne sono estraneo e rivendico la mia diversità. Ovviamente questo non implica che sia miope dinanzi alle bassezze culturali della sinistra più borghese ed opulenta. Sono ben consapevole dei guasti che ha portato una parte del mondo del '68 a questo Paese, visto che i figli di quella rivoluzione oggi sono panciuti professori universitari che predicano cose retoriche e senza senso dagli scranni di un potere per pochi.

Però io sono per gente come Saviano, come Lirio Abbate, come Zagrebelsky, come Rodotà, come Rosario Crocetta. Io non sono per "tutto quello che è di sinistra va bene"; io sono molto critico perchè rivendico la mia libertà intellettuale. Ma sono bene da che parte mi trovo e quale è la mia identità.

D'ora in avanti posso propormi solo di apprezzare e difendere quelle singole persone di destra, oneste, che conosco personalmente che mi hanno dimostrato nel tempo di avere valori solidi, intelligenza, libertà intellettuale e delle quali posso solo parlar bene perchè, al di là, dell'affetto ne riconosco il primato morale. E queste persone non vanno neppure nominate perchè sanno che mi riferisco a loro.

Per il resto non apprezzo il modello culturale che è stato proposto in Italia come prevalente in questi ultimi dieci anni. Esso va fortemente criticato e superato per far risorgere questo Paese dallo stato di scarso amor proprio e poca dignità etica in cui oggi si trova a vivere e del quale, tutti quanti noi, senza distinzioni subiamo le fastidiose conseguenze.

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